martedì 3 dicembre 2013

GOLDEN PALOMINOS

The golden palominos (1983, Celluloid)

 
Un supergruppo di avant pop-rock, i Golden Palominos dei primi album, con ospitate di artisti tra loro diversissimi quali - citiamo nella mischia - l’ex-‘Rotten’ Johnny Lydon, un imberbe Michael Stipe, il leggendario chitarrista Richard Thompson, Jake Bruce dalle nebbie dei Cream e fino alla sacerdotessa del jazz di ricerca Carla Bley.

L’esordio omonimo ruota attorno al 'deus ex machina' del progetto, il batterista Anton Fier, che ha già alle spalle registrazioni oggi leggendarie in band come Lounge Lizards e Feelies. Coadiuvato dalla chitarra di Fred Frith e il basso di Bill Laswell egli produce una raccolta di jam session in bilico tra non-sense no-wave e tecnicismi post-fusion. A impreziosire il tutto, il sax rumorista di John Zorn e la voce di Arto Lindsay. Il risultato è un disco omogeneo e straniante, in cui si alternano strumentali annegati in un mare di imballabili poliritmie (Coockout) a tracce cantate in un misto di rap, gargarismi e mugugni free. Too sides fist conserva un tempo lineare, lasciando emergere un groove simil-funk sputacchiato però da un Lindsay ai limiti dell’astrazione. A stupire ancor oggi, bypassate certe sonorità eighties, è la perizia chirurgica con la quale sono distribuiti gli interventi di ogni partecipante, sicché, pur nella complessità dell’ascolto, The golden palominos resta esempio di libertà non opprimente, dotata cioè di una sua ironica leggerezza.

Seguirà, nel 1984, un ancor più variegato Visions of excess, nel quale s'innesca un pericoloso avvicinamento al formato canzone, responsabile nei lavori successivi dell'adozione di un mood lounge che abbassa di molto il livello sperimentale.
 
genere: no-fusion

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