martedì 10 dicembre 2013

BEE GEES

Odessa (1969, Ibc)


Band arcinota per una manciata di pezzi inequivocabilmente memorabili e una seconda giovinezza da paladini della disco-music, i Bee Gees sono pure autori e interpreti di una serie di album a cavallo dei sixties in cui, partendo dalla clonazione dei manierismi beatlesiani, pervennero a uno stile autentico e ancor oggi sottovalutato. Lavori come 1st, Horizontal e Idea contengono sì tormentoni poco interessanti in questa sede, ma anche episodi sconosciuti di altissima caratura: dalla psichedelia prêt-à-porter in Red chair, fade away passando per lo spleen britannico di Kilburn Towers i fratelli Gibb si confermano autori di un repertorio spesso adombrato dai loro stessi successi da classifica.

Odessa è il coraggioso tentativo di confezionare un proprio Sgt. Pepper: doppio vinile sprovvisto di brani famosi è la loro prova più complessa, alternando episodi leggeri a tour de force nella canzone artistica (la drammatica titletrack). Una raccolta godibile nella sua interezza, scritta e arrangiata con gusto e originalità. L’impiego sentimentale del mezzo orchestrale diviene elemento portante in abbinata alle inconfondibili armonizzazioni vocali dei Nostri, come dimostrato dalla malinconica Lamplight. C’è, nella quasi totalità del songbook beegeesiano, un retrogusto di squisita amarezza che ne fa oggetto di un culto meno ovvio di quanto immaginabile.

Campo di battaglia privato e artistico tra i Gibb (Robin lascerà a registrazioni appena avvenute, per fare marcia indietro due anni più tardi), Odessa fungerà da spartiacque tra una prima fase simil-Beatles e un periodo di indecisione artistica, poi chiarito nei fasti de La febbre del sabato sera.   

genere: pop

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