lunedì 7 ottobre 2013

BRIDGET ST JOHN

Songs for the gentle man (1971, Dandelion)


Il songwriting di Bridget St John è una delle più felici e misconosciute risultanti di quel folk revival che, soprattutto nella declinazione solista di chitarristi come Bert Jansch, teorizzò un approccio compositivo e strumentale impregnato in una malinconia tutta britannica, poi innalzata ai massimi livelli dagli epigoni Nick Drake e John Martyn. Di Martyn la bella e ombrosa Bridget si dice infatti grande appassionata, ed egli restituisce l’ammirazione suonando nel di lei esordio prodotto dal dj John Peel (che al tempo la definì “la migliore cantautrice britannica”), Ask me no questions.

Complice il contributo di Ron Geesin - già attivo in veste di coautore coi Pink Floyd della suite Athom heart mother - il successivo Songs for the gentle man saluta il nuovo decennio all’insegna di uno squisito folk intimista, arrangiato con misura e raffinatezza grazie anche all'utilizzo di una piccola orchestra da camera. Back to stay è il manifesto di un sound dolceamaro in cui la voce della musicista (timbricamente simile a quella della prima Nico) si fa abbraccio salvifico eppure venato dai sentori di un'inestinguibile tristezza. I barocchismi di Geesin, inoltre, sposano alla perfezione composizioni essenziali ma capaci di una commovente comunicatività.

La St John licenzierà altre due prove di valore nei seventies, Thank you for e Jumblequeen, per poi sparire dalle scene con la stessa garbata eleganza con la quale aveva saputo calcarle. Ricomparirà a fine anni ’90 per un concerto tributo a Nick Drake, azzardando una tournée giapponese nel 2006 in coppia con la polistrumentista francese Colleen.

genere: folk intimista

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