venerdì 14 giugno 2013

WEST COAST POP ART EXPERIMENTAL BAND

Part one (1967, Reprise)

 
La seconda metà dei sixties si rivela ancor oggi scrigno di meraviglie musicali, ricca com’è di band e album psichedelici non ancora sdoganati al grande pubblico per motivi spesso opinabili. In seno alla West Coast Pop Art Experimental Band mancò probabilmente un’overdose fatale, di quelle che permettono al malcapitato la collocazione nell’Olimpo dei sempregiovani e ai membri sopravvissuti di adagiarsi sulla propria leggenda.
 
Se l’esordio nel ’66 con Volume one non rivela appieno le doti compositive della partneship tra il mecenate Bob Markley (giovane ereditiero avvicinatosi al mondo del rock per interessi tutt'altro che musicali) e il chitarrista e compositore Dan Harris, il seguente Part one mischia squisite canzoni post-garage a un cipiglio perfettamente pop, azzardando perfino semplificazioni ‘colte’, come la zappiana Help I’m a rock. Il walzer Shifting sands, in apertura, spira una malinconia desertica su interventi chitarristici distorti, riassumendo con glaciale originalità i Byrds del post-Crosby. Trasparent day affonda a piene mani nei primi Byrds, brillando nella perfezione di un pop di altissima fattura. Goduta la tribalità alla Bo-Diddely su Leiyla, con If you want this love i West Coast si rivelano progenitori di quel rock intellettuale di cui 10 anni più tardi i Television diverranno gli insuperati alfieri.

I successivi Vol. 2 e Vol. 3 alzano i toni di un’esaltazione lisergica intesa come strumento aggiuntivo per manipolazioni acide e sovraincisioni sballate. Il dispotismo privo di talento del solo Markley licenzierà altri dispensabili tentativi fino al termine del decennio senza replicare l'equilibrio delle prove precedenti, per poi scomparire nel limbo delle glorie mancate in cui fluttua ancor oggi, la sua più nota creatura.


genere: pop psichedelico

Nessun commento:

Posta un commento