Warm and cool (1992, Rykodisc)
Unitamente all’irripetuto capolavoro di gruppo Marquee moon, il frontman dei Television Tom Verlaine ha elargito - in una carriera lunga ormai oltre un trentennio - alcune prove soliste di pregevole fattura. Spulciando in lavori spesso infiacchiti da arrangiamenti tastieristici terribilmente eighties, sbucano brani di alta levatura (The scientist write a letter, One time at sundown, O foolish heart) e tour de force chitarristici di rara magnificenza (Words from the front) partoriti a causa o proprio grazie a una tecnica limitata ma di personalissima efficacia.
Prossimo a riunire i Television nella loro sottovalutata terza prova da studio, con l’uscita di Warm and cool Verlaine da prova di coraggio aggiuntivo; interamente strumentale, l’album è contenitore di un blues elettrico dai toni crepuscolari, coadiuvato da un drumming tutto spazzole e levità a opera del compagno 'televisivo' Billy Ficca.
L’incipit con Those harbor lights delinea un pellegrinaggio nella Frontiera americana, abbeverato da un sound western-metropolitano; spazi sconfinati dunque, ma evocati con la placida delizia di un fraseggio sufficiente a se stesso. In The deep dark clouds si raggiungono le vette espressive toccate da Neil Young nella soundtrack del capolavoro di Jarmusch Dead man: ma Verlaine gioca alla sottrazione, parco sulle distorsioni e perso nell’ascolto del suo stesso riverbero, così che il risultato fa pensare più al Ry Cooder di Paris Texas, punk ed elettrificato per impellenze esistenziali. Si chiude con Lore, evocando il fantasma di Lou Reed in sette minuti di acide astrazioni.
genere: rock-blues crepuscolare
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