Nel profluvio di esagerazioni musicali ed estetiche di fine Anni ’70, il funk degenerò in una formula sì variegata ma foriera di stravaganze al limite del kitsch con arrangiamenti faraonici e Manifesti negroidi virati in sapore space. Complice la rivoluzione degli intenti esercitata dal post-punk si affermò a New York, a partire dai primi vagiti del nuovo decennio, una semplificazione formale che ebbe nel gruppo al femminile Esg il suo più alto e misconosciuto esponente.
Per salvare le giovani Renee, Valerie, Deborah e Marie dalla vita violenta del Bronx, la madre munì le quattro sorelle di una strumentazione rock, incoraggiandole a ideare un repertorio originale. Talento e fervore dilettantesco fecero il miracolo: l’esordio Come away with Esg è raccolta preziosa di un funk nero dalla straordinaria capacità di sintesi: brani brevi ma dotati di un feeling immediato, pur nell’estrema semplicità delle intenzioni. Oltre a contenere un singolo di discreto successo (Moody)l’album si distingue per un’omogeneità stilistica già adulta, con picchi di oscuro minimalismo su About you (in profumo dei primi Pil) e negli strumentali Chistelle e Parking lot blues, entrambi impreziositi da irrinunciabili dettagli di elettronica naïf.
L’influenza esercitata dal gruppo sullo sviluppo dell'hip-hop e sulle più originali deviazioni della dance music unitamente a una discografia scarna ma di valore costante (si azzardi il commiato Keep on moving del 2006), ne fanno uno dei gioielli meno battuti nel panorama newyorkese ‘off off’ dei primi ’80.
genere: post-funky
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