lunedì 27 maggio 2013

CONLON NARCARROW

Studies for player piano (1969, Columbia masterworks)

 
Estraneo alla notorietà, per carattere e peculiarità della propria proposta musicale; sì perché accettare l’estetica ‘nancarrowniana’ significa trovarsi faccia a faccia col concetto di automatismo in musica. La più evidente innovazione del compositore statunitense riguarda infatti l’utilizzo del player piano (che i più avranno visto suonare nel saloon di qualche film western) come strumento in grado di accantonare la figura dell’interprete, delegando alla macchina l’esecuzione di spartiti dalla diteggiatura impossibile anche per un pianista munito di quattro mani.

La raccolta Studies for player piano contiene alcuni esempi di un modus ancor oggi sconvolgente di intendere il pianoforte. A partire dagli Anni ’30 infatti, la sperimentazione del Nostro ha imbastito scomposizioni impressioniste dal sapore ragtime (#2), mulinelli supersonici che anticipano il rigore della computer music (#7) o esercizi all’ombra della più selvaggia ricerca armonica (#25). Concependo una musica umanamente impossibile, Narcarrow ha condensato i più puri intellettualismi del mondo Classico alle provocazioni soliste del free jazz, plasmando un universo sonoro al di fuori dei nostri limiti uditivi.

Spirito anticonformista e solitario, nel 1940 si trasferì in Messico per sfuggire le intimidazioni cui erano soggetti gli iscritti al partito comunista. Nonostante la portata rivoluzionaria dei suoi lavori non assurse alla fama tributata ad altri compositori americani della sua generazione, spegnendosi nell’anonimato poco meno che novantenne nella cittadina di Las Águilas.

genere: musica classica automatizzata

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