lunedì 20 maggio 2013

ANTHONY PHILLIPS

The geese & the ghost (1977, Passport)

 
Dopo aver coniato insieme ai compagni Tony Banks, Peter Gabriel e Mike Rutherford il Genesis-sound su Trespass - primo capolavoro della band inglese che traccerà le coordinate del prog europeo a venire, Phillips abbandonò il progetto adducendo la sua incompatibilità con la vita on the road.

Il periodo dal 1971 al ’73 lo vide studente presso il londinese Royal College of Music, dove specializzò la conoscenza di piano, chitarra e composizione; ringalluzzito nell’ispirazione e coadiuvato dalla partnership con Rutherford egli pianificò il proprio ritorno discografico: The geese & the ghost, unanimemente considerata la sua vetta, sfrutta le peculiarità stilistiche del chitarrismo alla 12 corde che tanto caratterizzerà i primi Genesis, esasperando la matrice bucolica con acquerelli squisitamente britannici e rifinendo il tutto con stravaganze strumentali che incorporano elementi di Classica e complicazioni art-rock (la suite Henry; portraits from Tudor time). Due dei momenti più toccanti sono però affidati alla voce di Phil Collins, ancora lontano dal venir considerato un cantante a tutti gli effetti; eppure, le malinconie senza tempo di God if I saw her now e Which way the wind blows evidenziano la lungimiranza di una direzione artistica completamente a fuoco, nonostante il disinteresse di critica e label all’indomani dall’uscita sul mercato.

Disilluso dai tonfi commerciali dei successivi Wise After the Event e Sides, il Nostro ripiegò in un lavoro a tempo pieno per la Library (catalogo di musiche disponibili in licenza per tv, radio ecc.), intervallato da tentativi solisti spesso svalutati da un approccio frammentario e casalingo.

genere: prog folk

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