Il periodo dal 1971 al ’73 lo vide studente presso il londinese Royal College of Music, dove specializzò la conoscenza di piano, chitarra e composizione; ringalluzzito nell’ispirazione e coadiuvato dalla partnership con Rutherford egli pianificò il proprio ritorno discografico: The geese & the ghost, unanimemente considerata la sua vetta, sfrutta le peculiarità stilistiche del chitarrismo alla 12 corde che tanto caratterizzerà i primi Genesis, esasperando la matrice bucolica con acquerelli squisitamente britannici e rifinendo il tutto con stravaganze strumentali che incorporano elementi di Classica e complicazioni art-rock (la suite Henry; portraits from Tudor time). Due dei momenti più toccanti sono però affidati alla voce di Phil Collins, ancora lontano dal venir considerato un cantante a tutti gli effetti; eppure, le malinconie senza tempo di God if I saw her now e Which way the wind blows evidenziano la lungimiranza di una direzione artistica completamente a fuoco, nonostante il disinteresse di critica e label all’indomani dall’uscita sul mercato.
Disilluso dai tonfi
commerciali dei successivi Wise
After the Event e Sides,
il Nostro ripiegò in un lavoro a tempo pieno per la Library (catalogo di
musiche disponibili in licenza per tv, radio ecc.), intervallato da tentativi
solisti spesso svalutati da un approccio frammentario e casalingo.
genere: prog folk
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