lunedì 19 dicembre 2022

MIKE HERON

 Smiling men with bad reputations (1971, Island)


Il tramonto dei sixties proiettò il mondo della musica popolare in un’era di ulteriori entusiasmanti possibilità: il decennio alle porte testimoniava la fioritura di un giardino ancor più selvaggio e misterioso del precedente, grazie anche all’affermarsi di glam, prog e kosmische musik, per citare che tre dei generi allora neonati. Con nove album all’attivo per il seminale gruppo di folk psichedelico Incredible String Band, il polistrumentista e cantante scozzese Mike Heron capì bene che “hippy” sarebbe divenuto di lì a breve un termine fuori moda e, complice il flop del documentario sulla band e relativa colonna sonora omonima Be glad for the song has no ending, mollò il progetto per tentare carriera solista.

La sfida era complessa: preservare quella formula di folk ed esotismo che aveva concesso la fama agli Incredible, esibendo un plus al passo coi tempi, condendo la ricetta con la spezia di un rock elettrificato per allargare il bacino degli ascoltatori. Heron chiamò a sé artisti amici e compagni di etichetta (quella Island per cui era uscito l’ultimo album della vecchia band), affidando la produzione dei propri acquerelli cantautorati a Joe Boyd, eminenza responsabile di alcuni tra i più straordinari arrangiamenti del folk britannico allora in pieno sviluppo. Alle session di Smiling men with bad reputations presero parte istituzioni del pop-rock di sempre quali John Cale, Ronnie Lane degli Small Faces, Richard Thompson e perfino due terzi degli Who (Pete Townshend e Keith Moon, sotto lo pseudonimo Tommy & The Bijoux).  

Nonostante un irripetibile manipolo di talenti, l’opera ottenne scarsi riscontri commerciali, fatto che indusse Heron ad attendere altri cinque anni prima di rientrare in studio di registrazione. L’album è divenuto nel tempo un cult, eclettica manifestazione di uno scafato alchimista di sogni lisergici, qui intento a preservare la magia diversificando la formula.  La versione rimasterizzata aggiunge due bonus, impreziosite dalla chitarra di Jimmy Page e il pianoforte di Elton John. 

genere: folk-pop psichedelico

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